martedì 20 aprile 2010

Quanta fretta, ma dove corri, dove vai?



"Il pericolo più grande nella vita di un adulto è permettere che le cose urgenti non lascino spazio a quelle importanti" (Anonimo)                                                                            
                                                                     foto di Alessandro Pinna 

domenica 11 aprile 2010

Perché la strega è cattiva?

Ho conosciuto la storia di Kirikù alcuni anni fa. 
Si tratta di un cartone molto ben fatto che si presenta già al primo impatto come qualcosa di nuovo rispetto alle solite usate e abusate storie dei supereroi e Co.
Ma non è (solo) per invitarvi a farlo vedere ai vostri figli o nipoti che ne parlo.
Il ricco simbolismo delle vicende raccontate potrebbe rappresentare per noi adulti uno spunto interessante per riflettere sul nostro modo di vivere le relazioni.

Provo in poche parole presentare la storia:
In Africa, gli abitanti di un piccolo villaggio di capanne  sono terrorizzati dalla strega Karabà, donna malvagia che da tempo compie ogni malefatta contro di loro. Kirikù, bambino illuminato, impegna tutte le sue energie per aiutare le persone del suo villaggio a risolvere i problemi causati dalla strega, ma non cessa mai di chiedersi in modo incalzante "PERCHE' la strega è cattiva?".
La risposta a questa domanda la fornisce il nonno, che incarna la saggezza di chi ha compreso il senso del vivere e ci presenta la possibilità di comprendere la realtà dell'altro andando oltre ciò che appare: “La strega Karabà soffre. Soffre giorno e notte perché degli uomini le hanno conficcato nella schiena una spina avvelenata”.

I comportamenti delle persone che più ci feriscono altro non sono che atteggiamenti difensivi  rispetto ad un dolore radicato nei livelli più profondi dell' anima. 
Tendiamo tutti a celare le nostre “spine” perché farlo ci renderebbe vulnerabili e quindi deboli. Ma, se di fronte alle meschinità di chi ci sta accanto, facessimo lo sforzo intellettuale e spirituale di capire dove esse originano non potremmo poi non abbracciare un atteggiamento misericordioso, nel senso che l’altro, facendomi da specchio, mi rimanda alle mie miserie e ciò dovrebbe indurmi a comprendere prima che giudicare senza appello.

E' per questo che amo conoscere l'etimologia delle parole: perché mi aiuta a comprendere il loro vero, intimo significato attraverso lo studio della loro origine, ossia del loro processo di formazione spesso ricostruito dagli studiosi sulla base di ipotesi e percorsi non sempre lineari.
Se riuscissi ad applicare questo approccio alle persone avrei lo sguardo più luminoso e meno rughe sulla fronte. Forse.