lunedì 30 agosto 2010

Ristrutturazione di interni

Mi piacciono le ristrutturazioni. Mi piacciono soprattutto metaforicamente parlando. Mi ricordano che raramente i progetti sono immutabilmente validi fin dal loro concepimento.

Lo slancio e il desiderio di costruire qualcosa di bello ci muovono verso un’idea da realizzare e poi, già quando si inizia a metterla in piedi, ci si accorge di dover fare i conti con una realtà spesso diversa da quella che si era immaginata. E poi via, si costruisce. E dopo le fatiche della realizzazione si guarda con orgoglio la casa ultimata e non si vede l’ora di abitarla.

Costruire. Manutenere. Ristrutturare. Sono i verbi dell’amore. Delle relazioni umane, tutte.

Se penso al mio matrimonio i ricordi più belli non si collocano all'inizio, alla fase di progettazione e realizzazione. Era un tempo in cui  l'emotività e la capacità di ponderare le scelte non coesistevano ancora in un buon equilibrio. 


Guardo invece con infinita tenerezza alle fatiche della manutenzione, del far reggere la costruzione in tempi di scosse sismiche di intensità variabile, al tempo in cui si aggiustano i rubinetti che perdono e, talvolta, non si può fare a meno di richiedere l'intervento dell' idraulico.

E se la manutenzione mi riporta al nobile operare quotidiano contro l’usura del tempo, ancor più mi commuovo pensando ad oggi, tempo di ristrutturazione (anche materiale)  in cui si uniscono in un connubio poetico lo slancio del rinnovare con la cura del conservare. 


Ma lo stupore più grande è accorgermi che tanti oggetti che nel tempo ho disprezzato o che ho creduto mi fossero stati imposti oggi mi piacciono e "li scelgo" mentre altri, che ho creduto essere espressione del mio gusto personale, oggi non mi corrispondono affatto e vorrei disfarmene (tranquilli, non mi riferisco a mio marito). 


Insomma, mi sembra di raccogliere ora più che in altri tempi i frutti buoni delle fatiche evolutive individuali e quello che è stato a volte un disarmonico stridore ora è danza.


Dimenticavo il quarto verbo: abitare.

2 commenti:

  1. Danza! ed allora come cantava un nobile interprete “voglio vederti danzare come le zingare del deserto (!) con candelabri in testa (?) o come le balinesi nei giorni di festa” (vada per le balinesi!).
    Che bellezza questa danza. Ancor più perché si capisce quanto allenamento ci sia voluto e quanto sudore asciugato. Ma se ora le gambe ti fanno volare leggera, questo spettacolo è importante anche per me che ascolto, perché mi dice che si può essere armonici nonostante le disarticolazioni dell’animo umano (io mi muovo con la leggiadria dello scimpanzè bonobo).
    Comunque è certo che ci vuole coraggio a ristrutturare al giorno d’oggi!! Perché in fondo un’alternativa c’è: buttar giù la casa ed alzarne un’altra dall’altra parte della strada (dove l’erba è sempre più verde). Invece leeeeei (tu) vuole “manutenere, ristrutturare” e tutti noi dirimpettai siamo costretti a confrontarci con questa scomoda testimonianza. Cemento e cazzuola alla mano e ti saluto senza ringraziarti perché sono troppo orgoglioso per ammettere che ti ammiro.
    (digio)

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  2. Grazie Digio, le tue parole sono per me molto commoventi e lo sono per diversi motivi: innanzitutto per la stima e l'affetto che esprimi nei miei confronti e che, sai, ricambio con convinzione, poi perché leggerti è davvero bello, il tuo scrivere mi ricorda che di strada ne hai fatta e ne hai fatta tanta e, infine, perché citi con sorprendente competenza "il maestro" Franco Battiato...
    Un bacio

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