martedì 8 marzo 2011

Chi glielo dice?

Chi glielo dice a mio figlio che quando avrà 14 anni non potrà uscire quattro sere a settimana per mangiare la pizza con gli amici, che ogni tanto è giusto fermarsi, magari riposare un po', regalarsi un tempo di noia da riempire con pensieri liberi?


Chi glielo dice che il silenzio non fa paura, anzi ci aiuta ad ascoltare noi stessi?

Che è meglio rimanere in piedi per la forza interiore e l'equilibrio conquistati a fatica nel tempo e non per forza centrifuga, che ogni tanto bisognerà anche rompersi le palle a fare i compiti.


Forse glielo diranno le maestre della scuola materna dove si organizzano quasi tutti i giorni feste di ogni sorta senza soluzione di continuità all'insegna del magna magna e del non so nemmeno che si festeggia ma l'importante è fare casino.


Oppure glielo diranno le zelanti mammine dei suoi compagni di classe che mi inondano la casella postale con mail in cui fanno a gara su chi porta cosa per le povere creature che non sia mai non mangiano.


Chi glielo dice che non è giusto né sano non toccare nulla del pasto che viene servito a mensa perché si ha la pancia piena di patatine, succhi di frutta e merendine? Glielo dovrebbero dire le mammine di cui sopra che indicono riunioni perché qualcuno verifichi che il cibo della mensa è veramente biologico. 


Io vorrei dirgli che festeggiare il compleanno di un amichetto è un modo per dire che sei felice che lui sia nato, che sei felice di averlo conosciuto. Che la tua vita non sarebbe la stessa senza di lui. 


Io vorrei dirgli che c'è un tempo di ordinarietà e che ci sono momenti di solennità, che le cose belle si celebrano con cura e attenzione, che le feste segnano i fatti importanti della vita.


Io vorrei dirgli che fare un regalo per un amico non è mamma che mette una quota nel mucchio ma è chiedersi cosa gli potrebbe fare piacere oppure come potremmo sorprenderlo.

Io glielo dico. 
Non so se la mia voce riuscirà ad arrivare alle sue orecchie nonostante il frastuono. 
Ma io glielo dico.

6 commenti:

  1. non sai quanto questo post sia opportuno...

    noi (con maggiore decisione di Lusia) abbiamo deciso di non far partecipare Teresa all'ennesima "zingarata" senza alcun obiettivo di socializzazione e di crescita proposto dalla "fabbrica di servizi per bambini" in cui ci siamo visti costretti a portarla.

    L'iniziativa in questione è una passeggiata "a la page" al porto di Ostia. Obiettivo: terminare un video glamour "con i bambini, come regalo a mamma e papà" + pasto a McDonald (obbligatorio e tanto tanto glamour anche questo) da pagare, non si sa perché visto che paghiamo già i pranzi nella retta...

    La cosa terribile è che i genitori degli altri bimbi pagano proprio perché i loro figli facciano questo genere di cose o quanto meno non si pongono il problema... quindi, siamo noi ufficialmente dei disadattati

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  2. Forse dovremmo imparare a crederci veramente. Talvolta la vita ti crea un momento di silenzio e di sosta forzata, e ci si arrabbia dicendo "sto sprecando tempo" e non aspetti altro che ti si crei quel frastuono che copra una voce più profonda..Ogni momento è prezioso sia di festa che di deserto..sta a noi trovare in ognuno di questo il regalo giusto.

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  3. Mi fa veramente orrore questo modo di operare della scuola e mi fa orrore il tacito assenso o, addirittura, il plauso della maggior parte dei genitori di fronte a queste iniziative.

    Nel post non ho infierito dicendo che quando non ci sono feste ci sono gite e quando non ci sono gite ci sono teatrini o spettacoli portati nelle scuole da associazioni/cooperative che nessuno mi toglie dalla testa che abbiano “accordi commerciali informali” con i coordinatori didattici.

    Ieri addirittura, quando sono andata a prenderlo, la maestra stava distribuendo a ciascun bambino il volantino dell’associazione che aveva fatto il giorno stesso uno spettacolino a scuola e che, ovviamente, organizza anche feste con animazione e compagni bella. Ma vi sembra normale che la scuola (a questo punto che è pubblica va sottolineato!) si presti a tutto ciò?

    Ringrazio con affetto Alessandro per l’apprezzamento del post e Simone per l’importante contributo esperienziale ma vorrei tanto sentire la voce di altri, magari di chi dissente da ciò che ho scritto. Voglio che qualcuno mi giustifichi perché questo agire mi dovrebbe andare bene, perché dovrei pensare “che tutto sommato che male c’è?” .

    Ciò che dice Chiara rappresenta un obiettivo, un augurio che potremmo fare ai nostri figli ma per arrivarci si deve lavorare continuativamente da quando sono piccoli. Non si può sperare che si risveglino tra 10 anni come persone riflessive, rispettose degli altri e grate della vita se gli abbiamo fatto vivere solo una grande giostra.

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  4. Ho sempre avuto un sogno. Trovare il coraggio di alzarmi a una di queste manifestazioni e dire, parafrasando Fantozzi, che questo genere di feste per bambini sono una cagata pazzesca......

    invece poi le subisco come tutti.

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  5. su VinoNuovo, Maria Elisabetta Gandolfi, scrive proprio oggi un post che è molto in linea con il tuo, mi pare:
    http://www.vinonuovo.it/index.php?l=it&art=351

    io mi sono permesso un commento critico solo su un piccolo aspetto citato nel post di cui ho avuto una recente esperienza diretta, perché sennò (e io sono un fermo sostenitore della scuola pubblica) si rischia di confondere tra "servizio pubblico" e "paternalismo di Stato" o giù di lì...

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